Ente bilaterale, un punto d’incontro tra lavoratore e azienda
Uno strumento di confronto tra le esigenze e le aspettative delle due parti principali che compongono l’azienda: il lavoratore e il datore di lavoro.
E’ l’Ente Bilaterale un organismo che nasce in seguito a un accordo tra associazioni imprenditoriali e organizzazioni sindacali e ha l’obiettivo di attuare le direttive del Ccnl, Contratto collettivo nazionale di lavoro, in determinati settori produttivi in cui lo scenario dell’organizzazione del lavoro è notevolmente frammentato sia dal punto di vista dei datori di lavoro che da quello dei lavoratori.
Nato formalmente nel 1919, sviluppatosi in maniera capillare negli anni ’50, lo strumento dell’ente bilaterale trova la sua massima espressione nel tentativo di superare le forti tensioni e la conflittualità nel mondo del lavoro che ha caratterizzato gli anni ’60 e ’70.
Il punto di partenza è stato il concetto di pariteticità dei ruoli di datore e lavoratore simboleggiata anche dalla rotazione con cui sono eletti i loro rappresentanti e dal metodo decisionale adottato: non più quello “a maggioranza” ma quello a “unanimità”, che, pur rallentando l’iter delle deliberazioni, ha evitato la naturale conflittualità tra le due parti proprio perché ogni decisione presa è diventata frutto di una loro totale condivisione.
L’organizzazione degli enti bilaterali è stata regolamentata dalla legge 30/2003, nota anche come legge Biagi, che, con successive modificazioni, ha stabilito che tale organismo ha tra i suoi compiti quelli di:
promuovere un’occupazione regolare e di qualità
- svolgere un’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro;
- programmare attività di formazione e modalità per l’attuazione della formazione professionale in azienda;
- combattere ogni forma di discriminazione a favore dell’inclusione dei soggetti più deboli.