IN OSPEDALE SICUREZZA PER I LAVORATORI E PER I PAZIENTI

La sicurezza negli ospedali

immagine di un ospedale

La sicurezza dei lavoratori nel settore sanitario è di primaria importanza, in quanto a essere esposti al rischio non sono soltanto i lavoratori stessi, ma anche i pazienti con cui entrano in contatto.

Inoltre chi lavora in ospedali o strutture sanitarie è sottoposto a una serie di rischi provenienti da vari aspetti del lavoro stesso:

  • l’esposizione a rischio biologico ( agenti biologici, TBC, virus, batteri…),
  • l’esposizione a gas anestetici,
  • l’esposizione ad agenti cancerogeni (radiazioni ionizzanti, farmaci citostatici, ossido di etilene, formaldeide…),
  • l’esposizione ad agenti allergizzanti (guanti di lattice, glutaraldeide…),
  • movimentazione di carichi pesanti e anche stress lavoro correlato dovuto a orari di lavoro e al contatto col paziente.
     

Rischio biologico

Chi lavora in ospedali o strutture sanitarie è fortemente esposto al rischio biologico. Le infezioni a cui sono soggetti i lavoratori del settore sanitario possono essere trasmesse per via aerea o per contatto. Del primo tipo è di particolare rilievo la tubercolosi (TBC), data la facilità con cui colpisce i soggetti con basse difese immunitarie; il secondo tipo comprende infezioni oro-fecali, cutanee e da ectoparassiti, ma quelle più diffuse derivano tutte dal contatto con sangue e altri materiali biologici infetti, in particolare si parla di HIV e epatite B, che sono le infezioni più gravi contraibili in questo modo.

L’esposizione alle infezioni dipende molto dall’attività lavorativa, infatti alcune attività risultano più a rischio di altre. Il personale medico, ad esempio, entra raramente a contatto diretto con il sangue del paziente, se non in caso di operazioni chirurgiche; il personale dei laboratori, invece, per svolgere le analisi è costretto al contato quotidiano con sostanze potenzialmente infette.

 

SICUREZZA IN OSPEDALE

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Il D.Lgs. 81/08 – Testo Unico per la sicurezza sul lavoro prevede sia la sorveglianza sanitaria per il personale esposto al rischio biologico sia la fornitura di vaccini per i lavoratori non immuni. Va sottolineato, però, che non bastano dei controlli saltuari per garantire la sicurezza dei lavoratori del settore sanitario, bisogna piuttosto attuare una strategia che segua un preciso protocollo e che comprenda l’accertamento dello stato immunitario, la somministrazione di vaccini, il trattamento tempestivo di eventuali infortuni e la registrazione e la valutazione in caso di epidemie di malattie infettive nel personale. Il protocollo prevede che venga accertata la situazione immunitaria per epatite B e C, per la tubercolosi, per la rosolia e per l’HIV (solo con il consenso dell’interessato). Le vaccinazioni, di conseguenza, riguardano l’epatite B e la TBC, inoltre la rosolia per le donne che lavorano nei reparti pediatrici e il tetano per il personale dell’anatomia patologica, per gli ausiliari che effettuano manipolazione dei rifiuti e per gli operai dei servizi tecnici.

La normativa non obbliga il lavoratore alla vaccinazione, a meno che non appartenga a specifiche categorie, ma comunque obbliga il datore di lavoro a mettere a disposizione il vaccino e a garantire l’informazione riguardo ai rischi di una mancata vaccinazione.

 

Lo stress da lavoro correlato

Da numerose indagini è risultato che i lavoratori in strutture sanitarie sono particolarmente esposti allo stress da lavoro correlato, a causa dei pesanti orari lavorativi su turni, dell’alto carico di lavoro mentale, della scarsa controllabilità e programmazione degli eventi. In particolare è stata riscontrata un’alta percentuale di soggetti colpiti da burnout, ovvero una patologia che trae origine dallo stress che colpisce chi fa una professione assistenziale, come è appunto la professione sanitaria. In particolare, per gli operatori sanitari, si hanno quattro fasi patologiche: la prima è quella dell’entusiasmo idealistico, quella che porta il soggetto a scegliere un lavoro assistenziale; la seconda, detta di stagnazione, in cui l’entusiasmo comincia a diminuire a causa delle aspettative disilluse; la terza è di frustrazione, in cui il soggetto si sente inutile e inadeguato, in questa fase si manifestano atteggiamenti di fuga dall’ambiente lavorativo o aggressivi ; infine l’apatia, ovvero la totale perdita di interesse verso il mondo esterno in generale e quello lavorativo in particolare.

Come per tutte le altre professioni è necessario che il datore di lavoro si preoccupi di eliminare, o perlomeno arginare, i fattori che causano stress da lavoro correlato. Infatti non solo il lavoratore sta male e si trova in una condizione di disagio, ma può arrecare anche danni all’azienda, sia in termini di una maggiorazione delle assenze per malattia, sia in termini di rendimento, a causa di disattenzioni e svogliatezza. Come si può immaginare una situazione di questo genere in ambito sanitario può portare problemi anche molto gravi

Se desideri avere maggiori informazioni sulla valutazione del rischio biologico o sulla valutazione dello stress correlato contattaci tramite il form sulla destra. CDS Service è a disposizione per rispondere a ogni tua richiesta.

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