Pubblicato Opuscolo INAIL sugli agenti chimici dannosi

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Uno degli argomenti più importanti, in materia di sicurezza e salute sul lavoro, è quello relativo all’esposizione dei lavoratori a sostanze pericolose. Queste sostanze possono essere di diversa natura e di diversa origine come, ad esempio, le sostanze chimiche, le sostanze biologiche e le sostanze cancerogene. Queste tre categorie di agenti pericolosi possono recare danni gravi e permanenti alla salute dei lavoratori che, per incidente o negligenza nell’applicazione delle regole di sicurezza sul lavoro, vi entrano in contatto.

Pochi giorni fa, in merito a questo problema, proprio l’INAIL ha deciso di pubblicare un utile opuscolo contenente alcune informazioni, estratte dal loro database, relativamente agli infortuni derivati dal contatto dei lavoratori con sostanza e agenti chimici dannosi. Il documento è stato prodotto estraendo dagli archivi dell’INAIL tutti gli incidenti, che ricadevano in questa categoria, secondo due criteri di ricerca: la tipologia di danno subito dal lavoratore e la modalità dell’incidente subito. Nello specifico, è stato preso a riferimento il periodo di tempo che va dal 2004 al 2010 e si sono analizzate le modalità di contatto del lavoratore con le sostanze chimiche:

  • Ingestione della sostanza,
  • Inalazione orale o nasale della sostanza,
  • Contatto cutaneo con l’agente chimico

Da questa ricerca sono emersi i seguenti risultati: il 28% degli incidenti prevedeva sostanze tossiche e dannose inalate; il 32% degli incidenti prevedeva contatto cutaneo con schegge o polveri chimiche dannose; il 13% dei casi prevedeva l’ingestione di agenti chimici pericolosi.

A fronte della pericolosità di queste sostanze, in accordo con il Testo Unico sulla Sicurezza, il D.Lgs 81 del 2008 art. 225, il datore di lavoro è tenuto ad effettuare la valutazione dei rischi e, una volta riscontrata la pericolosità della sostanza impiegata nei processi lavorativi, è tenuto a sostituirla con un agente chimico meno pericoloso o a riformulare il processo lavorativo stesso. Nel caso in cui la sostituzione della sostanza non fosse possibile allora il datore di lavoro sarà costretto a riformulare le mansioni lavorative e le attività dei lavoratori, al fine di limitare il più possibile le loro occasioni di contatto con queste sostanze.

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