Cibi per celiaci, nuovo studio sul fumonisine

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Un’interessante ricerca, che ha avuto come oggetto alcuni alimenti dedicati alla dieta delle persone celiache, arriva dal dipartimento di scienze degli alimenti dell’Università di Parma, guidato dalla chimica alimentare Chiara Dall’Asta e dalla nutrizionista Nicoletta Pellegrini.

Lo studio condotto dall’equipe di scienziati ha mostrato che, all’interno di cibi per celiaci, è presente una quantità molto elevata di fumonisine, cioè un fungo che attacca le piante di mais e che può contaminare anche i prodotti con esso realizzati.
L’analisi ha visto protagonisti 80 volontari, di cui la metà erano celiaci e la metà no, i quali hanno dovuto scrivere, per una settimana, un accurato e dettagliato diario della propria alimentazione, indicando quantità e qualità degli alimenti consumati, nonché nome e marca degli stessi.
Durante lo studio sono stati persi in considerazione 118 prodotti alimentari dedicati a chi ha problemi a metabolizzare il glutine e, in 105, sono stati rilevate tracce di contaminazione, mentre, solo in due, sono stati trovati livelli di contaminazione superiore a quelli previsti dalla legge. I primi commenti sui risultati, da parte della Dott.ssa Dall’Asta, hanno evidenziato come, essendo quasi impossibile eliminare dai cibi prodotti con mais contaminato le tossine, le evidenze prodotte dalla ricerca possono essere considerate buone e non preoccupanti.
Le analisi hanno dimostrato come i volontari celiaci hanno ingerito una quantità dieci volte superiore di fumonisine, circa 0,395 milligrammi per kg corporeo, rispetto ai volontari non celiaci.
L’equipe precisa però che, essendo i risultati frutto di una media, in alcuni casi sono stati trovati valori molto più vicini alla soglia massima.
Infatti, il Regolamento (CE) 1881/06 prevede un livello massimo di 2 microgrammi per kg di peso corporeo.

Il campione di volontari considerato non può essere considerato statisticamente rilevante per la popolazione italiane essendo troppo piccolo, infatti sono già in partenza altre due ricerche, una sempre del dipartimento di Parma e l’altro nato dalla collaborazione dell’Associazione italiana celiaci e dell’Istituto Superiore di Sanità, su di un campione di circa 400 persone.
Essendo la dieta l’unica via per mantenere un livello di salute accettabile per chi vive con questo disturbo, sicuramente maggiori controlli sulla sicurezza alimentare e sulla qualità delle procedure di lavorazione dei cibi non potrà che portare giovamento.

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